Dave Eggers – La fame che abbiamo (Mondadori)

di

Data

Ricordavamo Dave Eggers a fare da padre, fratello, amico al piccolo Toph nell’Opera struggente di un grande genio, cinque anni fa, o più recentemente insieme agli scossi Will e Hand...

Ricordavamo Dave Eggers a fare da padre, fratello, amico al piccolo Toph nell’Opera struggente di un grande genio, cinque anni fa, o più recentemente insieme agli scossi Will e Hand nella loro ricerca in Conoscerete la nostra velocità. Lo ritroviamo tra personaggi affamati di emozioni che ci perseguitano ben oltre la conclusione della lettura de: La fame che abbiamo (Mondadori – 2005).
Hand e Pilar si piacciono e vogliono passare una vacanza insieme. Lui vuole andare in Costa Rica, lei in Nicaragua. In Costarica sembrava ci fossero stati tutti quanti, mentre in Nicaragua, almeno tra la gente che conosceva lei, nessuno ci aveva mai messo piede. Nicaragua suonava pericoloso. Nicaragua! Sembrava il nome di un ragno. Eccolo li, sotto il tavolo: un Nicaragua!
Da quale angolo remoto della mente di Dave Eggers Pilar è venuta fuori? Si erano dati appuntamento in un libro, sognavano ad occhi aperti insieme. Lui e lei. Lui lo scrittore e lei aspirante amerindia. Ma è irlandese e con quel sangue li non puoi fare tutte le cose che può fare una mezza indiana. Dave, lo scrittore, ha presentato Hand a questa splendida ragazza scura come Pocahontas. Ci ha fregati. Non è india e viene sbugiardata dallo scrittore. Ma per lei sentirsi profondamente tale, anche per un attimo, come è solo nell’aspetto, l’aiuterebbe a sentirsi capace di qualunque azione. Gioca sull’equivoco.
Dalla mente di chi e da quale angolo? Risponde Pilar tra le pagine del libro. I personaggi di questa raccolta di racconti “La fame che abbiamo” vivono di luce propria, dimenticandosi del resto, vedere voce domande inutili. Pilar non si offende, come ogni personaggio della fantasia di uno scrittore, non scende nel mondo vincolato e limitato della realtà per dare risposte altrettanto inutili. Anzi, te lo fa apposta. Proprio quando tu sei al massimo della curiosità voyeuristica di lettore e ti chiedi dopo venti pagine, o millenni, secondi o secoli, nella dimensione temporale della pagina narrata, cosa succederà in quell’angolo di Costa Rica cartaceo, tra Pilar ed Hand, ecco che Dave Eggers, regista delle scene o dio del mondo parallelo raccontato, ti sottrae alla lettura con mezza pagina bianca. Vuol dire inesorabilmente fine.
Non arrabbiarti però. Non fai neanche in tempo a chiederti cosa voleva indicarti Pilar con quell’Unico significato dell’acqua simile all’olio che subito sei assorbito nella vicenda di Adam, che si è appena suicidato lanciandosi da cinque metri d’altezza. Per soffrire di più. Naturalmente non muore. Follia tra emisferi cerebrali. Il ventottenne Adam galleggia tra i neuroni di Eggers. Il punto di vista è quello di Fish, suo amico, che per dispetto, per essersi fatto cinque ore di auto, prova a tirargli i punti di una ferita sul mento.
Ancora quella sensazione. Persistente. Tutto vive spontaneo nella narrazione, niente che sia stato creato con meccanismi artificiali d’intreccio. Tutto scorre fluido come se stessimo ad osservare la vita di personaggi narrati. Ti rimangono in testa. Si mischiano ai tuoi pensieri e li ritrovi in casa, in soggiorno a sorseggiare una birra, o dentro il letto prima di addormentarti. A farti compagnia.
Pilar non riesce a decidersi se fare l’amore o meno con Hand. Dimenticavamo: lui è alto moro e vincente. Vincentissimo. Lei? Farà in tempo a disaffezionarsi. E se facesse come Erin? Erin poche pagine dopo amerà due uomini per braccio. Ne ha uno solo. Sono due amici di Tom, suo unico compagno nella vita. Mentre Pilar limava la superficie del mare con una tavola da surf, due pecore, cospirano contro Erin e Tom, può succedere da queste parti. Poi sentiamo una presenza, lontana. Ci osserva qualcuno, lo sentiamo, ma non capiamo chi o cosa sia fino a quando non vediamo un’ombra triangolare a pochi metri da noi. Alziamo lo sguardo verso l’alto: un uomo si è appena lanciato nel vuoto con un deltaplano insieme alla donna che ama. Quest’ultima azione avviene però solo nella mente di un uomo con i piedi ben ancorati a terra. Il lettore scorge un personaggio inventato dall’autore che immagina a sua volta un volo. Il lettore è sfinito. Anzi sazio. Questo libro sazia la fame che abbiamo di risposte. Quella quotidiana di tutti. Eccolo di nuovo l’uomo con il suo volo lungo a planare. Saliamo in cielo e ci fa tenere il manubrio. Magari per qualche ora. O per un attimo. Dipende da quanto stiamo tra le pagine. Dipende anche dalla nostra fame di paesaggio. Da quassù si vede un panorama bellissimo. Vediamo anche Pilar scivolare sul mare con un surf.
Emisfero destro, ad est del Costa Rica, nella mente di Eggers, si sente un cane abbaiare. Un po’ forse ricorda quello che immaginava Paul Auster nel suo Timbuctu, ma questo è più smanioso di misurarsi con la velocità e il salto. Forse più Gabbiano Jonathan Livingston. Resta il fatto che non sappiamo se fare tifo per questi cani che gareggiano tra di loro o se impersonare il ruolo degli scoiattoli detrattori.
Si, gli scoiattoli. Li ha messi David Eggers. Sono quelli che stanno fermi a criticare gli altri che cercano di migliorarsi. Non agiscono annegando nell’insoddisfazione. Sono quelli che non hanno fame, per Eggers. Fame di vita, gioia, felicità.
E Pilar, e Adam e Fish? Che fine hanno fatto? La risposta sta tra le pagine bianche del racconto, presente solo nella mente dell’autore ”Ci sono cose che lui dovrebbe tenere solo per se stesso”.

Fondatore della rivista letteraria Mcsweeney’s, ora anche casa editrice, e della scuola di scrittura 826 Valencia, Dave Eggers, nato il 28 Marzo del 1970 in un paese dell’Illinois, Lake Forest, ha esordito con il romanzo autobiografico L’opera struggente di un formidabile genio. Recentemente un suo racconto è comparso nella raccolta Burned children of America. Successivamente Mondadori ha pubblicato Conoscerete la nostra velocità e ora l’ultimo La fame che abbiamo.

Altri racconti
in archivio

Sfoglia
MagO'