Non tutti ci avranno pensato, forse. Ma mettetevi nei panni dell’Uomo Ragno. Indossate la sua maschera per qualche secondo. Bene. Adesso immaginate che ieri sera siete usciti fuori a svolazzare per la città in pieno inverno e con la pioggia per far rigare dritto Goblin che ha di nuovo minacciato vostra zia. Bene. Ci siete riusciti. Come vi sentite oggi? Lasciare perdere i lividi, non credevate mica che fosse una passeggiata? Quello che oggi non è veramente piacevole è che questa sera, quando riuscirete fuori a perlustrare New York, vi ritroverete con un bel raffreddore. E’ questo il punto. Immaginate cosa significa starnutire quando si ha la faccia dentro una maschera…
La differenza fra un buono e un cattivo fumetto è proprio questa. Devo dire che nel DNA dell’Uomo Ragno Stan Lee, a parte qualche super potere, ha messo da subito una buona dose di umanità(raffreddori, problemi con ago e filo ecc.). Fumetti come Batman e Superman sono sempre stati fuori dalla realtà, a cominciare dai luoghi in cui si muovono. Batman vive a Gotam City, Superman a Metropolis. Ma a parte questo avete mai visto un Batman con l’influenza o un Clark Kent sfrattato perché è stato licenziato? E comunque ce n’è per tutti, X-men e Capitan America compresi.
Da qualche hanno a questa parte però le cose nel mondo dei fumetti sono cambiate. I costumi sgargianti hanno lasciato il posto a quello che c’è sotto i mantelli(che oltretutto sono passati di moda da un pezzo). Non c’è solo il buono contro il cattivo. Si è passati da un mondo in bianco e nero a un mondo a colori, dove c’è posto anche per i dubbi e le indecisioni. Il bene si confonde sempre di più con il male, lasciando una gradazione di sentimenti sempre più ampia. Prima o poi doveva toccare anche ai fumetti: la psicoanalisi è entrata nel mondo delle vignette. Solo dieci anni fa era impossibile pensare a un supereroe che picchia sua moglie e viene cacciato fuori dal super gruppo, o a un Thor no global che accetta di partecipare a una missione a patto che il presidente degli USA raddoppi i soldi destinati al terzo mondo, (se non ci credete date un occhiata a “The Ultimates”, primi numeri in particolare).
Ecco, mi riesce più difficile, per quello che ne so e a differenza dei fumetti americani, trovare un buon manga. Però ultimamente ho scoperto davvero un gioiellino: “Monster”di Naoki Urasawa edito dalla planet-manga. Non è la solita cosa, buono contro cattivo, o bambino orfano con il nonno, che poi il nonno muore ma prima di morire gli dice che il suo destino è un altro. Questo di per sé è un giallo, e a parte i disegni intriganti, quello che rende diverso il fumetto sono i personaggi, personaggi veri, finalmente in carne ed ossa, con dubbi, problemi e paure. E’ la storia di un medico giapponese, che durante gli anni 80, migra per lavoro nella Germania dell’ovest. Il dottor Tenma dovrà vedersela con una mentalità diversa, volta al successo e alla competizione, dove si preferiscono gli interessi alla salute dei pazienti. Il dottore si troverà invischiato con strane sparizioni, delitti e intrighi politici che hanno a che fare con un bambino che qualche hanno prima il dottore stesso salvò. Un fumetto dove il giallo(come succede sempre più spesso nei libri di genere) lascia spazio a qualcosa di più.