Restauratori della memoria. In Italia, paese tra i più smemorati al mondo, ci sono artisti che cercano di riannodare i fili, le trame della nostra storia passata e presente. Questi artisti si chiamano Ascanio Celestini, Marco Baliani e Marco Paolini (per citare solo i più noti). Sono attori/autori che si presentano sul palcoscenico per raccontare soprattutto le storie della povera gente, quella gente che i libri di storia ha sempre guardato dall’alto in basso. E raccontando queste storie tentano di ridare un senso e una dignità alla parola memoria, fondamentale per il vocabolario di un mondo migliore. Ascanio Celestini ha ripercorso in Radio Clandestina le vicende dell’occupazione nazista a Roma, culminata con l’eccidio delle Fosse Ardeatine. Il suo spettacolo ora è diventato un racconto (Radio Clandestina, Donzelli editore, p.94 + Dvd allegato, e. 21,90), un racconto che in maniera semplice e diretta tenta di spiegare cos’è la barbarie e la sofferenza, il sacrificio e il riscatto. Senza “effettacci”, né ammiccamenti. Confidando solo nel sacro valore della parola.
Tutti giorni viene questa donna che dice:
“Dite un po’, che me fate ‘sta cortesia di dirmi quello che c’è scritto lì sopra a quel cartello, quello appiccicato là dietro?”.
Gli faccio: “Ma quante volte ve lo devo leggere e rileggere ‘sto cartello?
Dico… tutti i giorni ve lo leggo ‘sto cartello. Sul cartello c’è scritta sempre la stessa cosa, c’è scritto Fittasi.
Fittasi monolocale metri quadrati 35, angolo cottura, telefono ore pasti.
Se volete, il numero di telefono ve lo scrivo su un pezzo di carta, così gli telefonate direttamente voi da casa vostra”.
Dice: “No, non importa. Grazie per la cortesia, siete molto gentile, ma 35 metri per me so’ troppo pochi, è troppo piccolo come appartamento – dice – grazie per la cortesia, siete molto gentile, grazie per la cortesia…grazie per la cortesia…”.
E non ti pensare che questa donna sia più alta di tanto… Questa è proprio una bassetta nana! Dico: “Ma per quello che siete alta voi, che sarete alta la metà di quanto so’ alto io… che manco io fossi un gigante. Dico che in paragone di percentuale 35 metri quadrati per voi so’ come 70 metri quadrati per me, che io magari ce l’avessi un appartamento mio, di proprietà mia personale di 70 metri quadrati!”.
Dice: “Dica un po’… che me la farebbe quest’altra cortesia, di leggere quello che è scritto su quegli altri cartelli. Su quello verde fosforescente. Su quello giallo. Su quello blu là di dietro?”.
Dico: “Pure quelli già ve l’ho letti. Tutti i giorni me lo state a chiedere de sti’ cartelli.
Per quello che ho capito io, quei cartelli lì a voi manco vi vanno bene. Su quelli c’è scritto Vendesi, non Fittasi. Voi cercate una casa in affitto, a pigione. Quelli so’ vendesi, non vanno bene”.
“Ah – dice – allora grazie per la cortesia, siete molto gentile, grazie per la cortesia, grazie per la cortesia – dice – grazie per la cortesia…”.
Tutti i giorni viene questa donna, che ti chiede se per piacere le puoi leggere due righe su un giornale, o un manifesto su un muro, ‘na lettera, ‘na cartolina. Ti dice che non ce la fa a leggere perché è bassetta, perché si è dimenticata l’occhiali, perché je so’ calate le cateratte… “Ma la verità vera – dico – è che voi non siete buona a leggere e scrivere. Voi siete analfabeta! Certo che trovare ‘na persona che al giorno d’oggi odierno è analfabeta che non è capace a leggere e scrivere è proprio ‘na cosa rara e impossibile. Voi siete un pezzo raro, ‘na cosa di rarità, ‘na specie de vaso ming cinese astruso etrusco, se ve trova qualche americano ricco, questi mezzi Kennedy-Onassis-Rockefeller… alla gente come voi la prendono e se la portano in America. Io dico che voi in America sareste una roba di rarità. Dicono che ve portano nei musei e ve mettono sotto ‘na bella vetrina. Che poi vo siete pure bassetta e sottovetro ce fate pure ‘a figura vostra! Ve presentano agli americani ricchi. Dicono: “Questa è ‘na bassetta italiana, autentica, realmente analfabeta”. Se ve trovano l’americani finalmente l’avrete trovata ‘sta casa. Altro che monolocale 35 metri quadrati, l’americani vi mettono all’asta e ve se compra qualche museo. Poi vi portano a vivere nei musei insieme alle opere antiche delle età scomparse!”.
Chè trovare una persona che al giorno d’oggi odierno non è capace a leggere e scrivere è proprio ‘na cosa rara e impossibile.
In tempo di guerra no. In tempo di guerra ci stava tanta gente che non sapevano leggere e scrivere. Per questo che in tempo di guerra la gente si dovevano sempre trovare qualcuno che gli leggeva due righe su un giornale, o su un manifesto, su un muro, o ‘na lettera, o ‘na cartolina.
Al tempo di guerra, della seconda guerra mondiale, mio nonno paterno, che si chiamava Giulio, lavorava al cinema Iris. Mo ‘sto cinema si chiama cinema Gioiello e sta in fondo a Via Nomentana, a Porta Pia. Lui al cinema Iris odierno cinema Gioiello ci lavorava giorno e notte. Le gente spesso andavano da lui per farsi leggere due righe su un giornale, o un manifesto su un muro, perché lui era capace a leggere e scrivere.
Che quel giorno lì – dico alla bassetta – era il giorno 25 di marzo del 1944, quando la gente andarono al cinema Iris odierno cinema Gioiello a Porta Pia da mio nonno, e dissero: “Sor Giulio, dite un po’… che per piacere ce la fate questa cortesia di dirci quello che è scritto su questo giornale, che pare che sia un comunicato dei tedeschi che dicono che è ‘na cosa importante?”
Mio nonno prese il giornale e disse: “Sul giornale c’è scritto che
Nel pomeriggio del 23 maggio 1944 – ovverosia l’altro ieri – c’è stato un attacco con lancio di bomba contro una colonna di Polizia tedesca in transito per Via Rasella. In seguito a questa imboscata, 32 uomini della Polizia tedesca sono stati uccisi e parecchi feriti. Il comando tedesco, perciò, ha ordinato che per ogni tedesco ammazzato dieci criminali comunisti-badogliani saranno fucilati.
Questo ordine è già stato eseguito”.
Dico alla bassetta…
…lo vedete che questa è una storia strana? Lo vedete pure voi che i tedeschi nel comunicato scrivono che saranno fucilati dieci comunisti badogliani per ogni soldato tedesco, e poi loro stessi, alla riga appresso scrivono che l’ordine è già stato eseguito. Sarà che questi erano tedeschi appena arrivati in Italia e la lingua nostra non gliela avevano ancora imparata, ma i verbi so’ messi tutti sbagliati! Se questi scrivono che l’ordine è già stato esguito, vuol dire che i comunisti badogliani già sono stati fucilati – dico alla bassetta. – Non saranno fucilati, ma già stati fucilati!
Dico che questa è ‘na storia strana, è una storia di quelle storie che pare che tutti quanti la conoscono a memoria. Una di quelle storie che la gente ce mettono un minuto a raccontartela tutta. Ma se uno la dovrebbe raccontare tutta per filo e per segno ci vorrebbe ‘na settimana a raccontarla tutta.
(…)
Dico a ‘sta bassetta…
…ma lo sapete che questa è una storia che si potrebbe raccontare parlando solo delle sirene? Le sirene che suonavano prima dei bombardamenti. A Roma le sirene suonavano prima dei bombardamenti. A Roma le sirene suonano dal primo giorno di guerra, ma la gente di Roma dicono: “Vedrai che Roma non la bombarda nessuno”. Tutti dicevano: “A Roma ce so’ i monumenti, c’è il Papa e il Vaticano. Nessuno si permetterà di bombardare la città del Papa!”.
Difatti, quando suonavano le sirene, si fermavano l’autubus e i tram, ma la gente spesso manco c’andava nei rifugi. Anche perché i rifugi stavano sotto alle cantine dei palazzi e la gente lo sapeva che se bombardavano il palazzo crollava tutto sopra al rifugio… e poi tutti dicevano: “Vedrai che Roma nessuno la tocca – dicevano. – A Roma c’è il Papa, i monumenti e il Vaticano. Roma nessuno la tocca”.
Poi arriva il 19 luglio del 1943. Alle 11 di mattina suonano le sirene.
In quel momento c’è uno studente di medicina che si chiama Rosario Bentivegna. Esce in bicicletta dal Policlinico e se ne va a trovare un’amica austriaca. Bentivegna diventerà un partigiano dei Gruppi d’azione patriottica, ma per adesso è uno che studia medicina. Sta in bicicletta quando suonano le sirene e pure lui è convinto che Roma non sarà bombardata. Ma poi quando iniziano i bombardamenti tornerà al Policlinico e ci resterà chiuso due giorni a curare i feriti del bombardamento.
Qualcuno dice che il 19 luglio ci sono stati mille morti. Qualcuno dice duemila e qualcun altro dice che furono tremila. Ma il governo italiano disse: 717 morti.
Ma quel giorno il capo del governo Benito Mussolini non sta a Roma. Si trova a Feltre per un incontro con Hitler. Il colonnello Montezemolo è il traduttore e dopo le notizie che arrivano da Roma Mussolini se ne torna verso casa. Hanno bombardato la città di Mussolini e del Papa, la città dei monumenti che tutti dicevano che era ‘na città tranquilla… E da quel giorno non passa neanche una settimana che il Gran Consiglio del Fascismo costringe Mussolini a dimettersi. Poi Mussolini sarà pure arrestato. Lo arrestano due carabinieri… come Pinocchio. I due carabinieri si chiamano Aversa e Frignani.
Poi il colonnello Montezemolo e i carabinieri Aversa e Frignani moriranno alle Fosse Ardeatine, ma questo succederà qualche mese più tardi.
Intanto, alla fine di luglio, gli italiani vengono a sapere che in Italia non è più Mussolini che comanda. Che l’hanno arrestato e che l’americani sono sbarcati in Sicilia! E così nel giro di poche ore tutti scendono in strada a festeggiare la caduta del fascismo e la fine della guerra. Tutti cantano, ballano e festeggiano. Bruciano le immagini di Mussolini, cancellano le scritte, staccano i fasci littori e buttano giù le statue del duce… come succede sempre quando cambia un regime. Ma a Roma non passa neanche un mese e arriva il 13 di agosto del 1943, suonano le sirene e bombardano. Quel giorno moriranno quasi 1000 persone, e la gente viene a capire che la guerra non è ancora finita.
Ma dal giorno successivo Roma viene decretata Città aperta, ovverosia estranea alle operazioni belliche. Ma questa è una menzogna, ‘na fregnaccia, ‘na bucia.
Ma come si fa a dire che è estranea? Roma viene bombardata non due, tre o quattro volte… ma 53 volte, altro che estranea! Solamente il primo giorno d’occupazione da Roma i tedeschi portano via più di 1000 persone. E poi ci stanno quelli fucilati a Forte Bravetta, quelli morti sotto tortura a Via Tasso, quelli ammazzati all’Ardeatine, a La Storta, gli ebrei portati via dal Ghetto il 16 ottobre…
Roma non sarà mai città aperta estranea alle operazioni belliche. Pure Sandro Pertini, che poi diventerà il Presidente della Repubblica italiana, ma a quel tempo era un partigiano socialista, ricordò in un intervista che Roma – dice lui – era una piazza d’armi per quanti tedeschi che c’erano. C’erano i carri armati pure sul Lungotevere, sotto i platani, dove adesso ci stanno i parcheggi a pagamento.
Eppure, ancora oggi, tanta gente dice che Roma era tranquilla, che era città aperta, che nessuno la toccava. Dice: “A Roma ce stava er Papa…”.